La famigerata e municipale Ofensiva Antirruido (ruido=rumore) ha ottenuto la chiusura nello scorso mese di settembre di un paio di locali storici di Barcellona. Hanno vinto i residenti del quartiere del Raval. Ha vinto il loro sacrosanto diritto a riposare. Poco importa che tali residenti fossero soliti passare le serate in strada, a chiacchierare, mischiati ai clienti del Cangrejo. Poco importa che nelle strade del Raval ci sia ancora un casino pazzesco. E che i locali del Raval siano decine e ne abbiano chiuso solo uno. Poco importa che fosse il mio preferito…
Il Cangrejo era un bar-discoteca, di proprietà di Carmen de Mairena, uno dei primi (e quindi più anziani) travestiti spagnoli. Era un locale dichiaratamente gay nel quale, tutti i weekend, si svolgeva uno spettacolino di drag queens fino a mezzanotte, poi seguito da ballo. Dicono che fosse molto divertente. Ora rimpiango di essermelo perso. Io sono sempre arrivato più tardi, quando la pista era già piena di sedicenti ballerini, mossi dai grandi classici della musica spagnola anni 80.
Il fatto che fosse un locale gay-oriented, non implicava che ci andassero solo gay. Di fatto, non credo che lo fosse più di un trenta per cento della clientela. La quasi totalità degli uomini attraenti, col fisico scultoreo, curati, amava intimare tra di loro, lasciando a quelli come me i vantaggi di un locale nel quale il rapporto uomo-donna (tra eterosessuali) era clamorosamente favorevole.
Ma non basta (come dice sempre l’eterno ambasciatore Sergio Romano). Per me, abituato al fighettismo provinciale padano, una serata al Cangrejo era una specie di liberazione. Per trovare qualcuno un po’ impostato dovevi uscire in strada. Certo, la musica non era il massimo e nei bagni capitava di vedere scene un po’ insolite, ma era parte dell’ambiente.
Dopo la chiusura, hanno aperto un Cangrejo2 nel cuore del Gayxample, la zona ad alta densità di locali gay di Barcellona. Io avevo già smesso di andarci (cose della vita…), in ogni caso mi dicono che la clientela etero non ha mai frequentato il locale. Un passo avanti verso l’autoghettizzazione gay.
Recentemente un quotidiano ha pubblicato la notizia della riapertura del locale, quello storico, ormai ultimati i lavori di insonorizzazione. Due venerdì fa ho convinto degli amici a farci un salto, ma era ancora chiuso. Un pakistano, venditore ambulante, mi ha detto che apre solo di sabato. Non gli credo. Ma so che c’è ancora speranza.
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