Ho appena scritto un post su Zingarate su uno degli eterni crucci dei turisti a Barcellona o degli italiani all’estero in genere: il caffè, brodaglia indecorosa!!??
Premesso che la prima cosa che faccio quando torno in Italia è bermi una tazzina in uno dei bar del centro che mi piacciono di più, va detto che qui non siamo mica in Francia. Qui esistono serie probabilità di farsi fare un caffè decente. Basta solo conoscere un po’ di parole.
È sufficiente chiedere un CAFÉ CORTO o CORTITO per avere una misura accettabile di espresso. Attenzione: molti si confondono e chiedono un CORTADO, che è una specie di macchiato lungo, tendente al latte macchiato. Se si vuole un macchiato classico basta chiedere un caffè normale e aggiungere il latte che spesso è a disposizione dei clienti sul bancone di molti bar.
Il vero problema del CAFÉ CORTO è che a volte ti capita il barista o la barista che non ne capisce l’essenza e ti riempie la tazzina fino al bordo per poi svuotarla a metà e dartela col sorriso sulle labbra, come chi è soddisfatto di se stesso. All’inizio mi incazzavo come una bestia, adesso sono molto più paziente, quasi rassegnato direi. Una volta mi sono pure bevuto la mezza tazzina senza fiatare pur di non far la figura del solito rompiballe.
Detto questo non ci sono altri problemi. Il caffè, come tutti sanno, ha le sue 4 M: macchina, miscela, misura e macinazione . Le macchine sono italiane in una marea di bar (soprattutto nelle catene CARACAS e quelle italianeggianti come IL CAFFÈ DI ROMA), le miscele sono buone (ILLY e BEI NANNINI sono diffusissime, da evitare l’autoctona TUPINAMBA), la misura può essere accettabile (con la parola magica) e sulla macinazione sinceramente non ne ho la benchè minima idea ma dubito che sia il fattore decisivo…
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