Sono tornato a Barcellona il 30 dicembre, dopo una settimana a casa, in Italia. In quei giorni si era appena sviluppato un interessante dibattito a cavallo tra questo blog e quello del Gambero Rosso (stiamo diventando importanti) sulla cucina italiana. Allo stesso tempo, un virus si annidava nel mio corpo per poi svilupparsi appena poggiato il piede in terra catalana.
Poco male. Cinque giorni di febbre. Chissenefrega. Noi ottimisti non facciamo fatica a trovare i lati positivi nelle cose che ci capitano.
Per esempio: sono sfuggito all’imbarazzo da connazionali che mi coglie sempre la notte di capodanno. Non sopporto il lancio di bottiglie vuote, orribile tradizione italica esportata alla grande da queste parti, che giustifica la presenza della polizia locale in una Plaça Catalunya in stato di guerra. Meglio stare a casa, anche se abbracciato al termometro.
E poi ho avuto modo di trascorrere un paio di piacevolissime ore nel CAP (Centre de Atenciò Primaria), il corrispettivo dell’ASL, del mio quartiere. Era bello essere una delle poche persone non accompagnate da badanti, senza ovviamente essere io un badante o una badante, che sennò non vale. Mi hanno assegnato un medico curante, un tizio gioviale e paffuto, che mi ha firmato il permesso per malattia, tanto per far contento anche il mio datore di lavoro.
La malattia mi ha anche permesso di ricevere il tecnico della compagnia telefonica che mi ha installato l’ADSL in casa (47 euri al mese, e poi dicono che in Italia tutto è più caro). Ho immediatamente creato un indirizzo Skype (roberto.unitalianoabarcellona) in modo da essere contattabile a costo zero da quanti abbiano bisogno di informazioni generali sulla città o di suggerimenti sugli alberghi.
Insomma, il 2008 promette bene. Buon anno a tutti.
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